Compleanno e ricordi (post lungo, senza foto e senza moda, siete avvertite)

settembre 17, 2020



Lunedì è il mio compleanno.



Scrivo su questo blog da ormai 13 anni, l'età avanza e ogni tanto mi crogiolo nei ricordi.
Tante cose mi sembrano successe da poco e poi magari sono passati 5 anni o di più!
Mi sento relativamente giovane, fino a quando non incontro una persona giovane davvero.
Quando ero al liceo, come vedevo una della mia età, oltre che vecchia naturalmente? Riuscivo a vedere così in là?
I miei ricordi sono tantissimi, la memoria è davvero piena e il racconto della vita è pieno di episodi, persone che sono passate e rimaste e persone che sono entrate ed uscite!

Ieri ho visto una puntata di Seinfeld, l'ho collegata ad un libro che ho letto a giugno e probabilmente mi ha spinto qui, a fare queste riflessioni.
In questo episodio (The Library S2) Jerry viene chiamato dalla NY Public Library perchè 20 anni prima non aveva restituito "Tropico del Cancro" di Henry Miller.
Lui, dal canto suo, è super sicuro di averlo reso, ricorda perfettamente tutti i dettagli: era uscito con una ragazza che gli piaceva, Sherry Becker, lei indossava un abito arancione, era bellissima e lui leggeva per lei delle parti del libro. Non ha dubbi! Per confermare la sua teoria, riprende in mano l'annuario della scuola, la cerca e la invita a prendere un caffè.
La scena poi si sposta nel solito ristorante all'angolo e la donna che vediamo con Jerry sembra molto lontana da quella che era nei suoi ricordi (anche dalla probabile evoluzione della stessa).
Non è per niente pervasa dal fascino che può avere una cotta liceale e per di più smentisce tutto l'impianto di certezze di Jerry: aveva un abito viola e il libro era "Tropico del Capricorno".

E qui scatta la mia riflessione... siamo sicuri che tutto quello che ricordiamo sia esattamente quello che è successo?

Io sono così sicura di certe cose, ma esistono così tante varianti della stessa storia! Ogni persona presente, ogni interlocutore o spettatore, può avere una sua versione e questa versione è modulata dai toni, dalle intenzioni, dai sentimenti, dalle circostanze, dalla vicinanza o lontananza e anche dal tempo. Come facciamo a dire con certezza "è andata così?".
Lo spunto letterario a cui mi riferisco è "Il senso di una fine".
Julian Barnes dice più volte che "la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato".
Quindi è facile domandarsi se tutto quello che abbiamo percepito, registrato e infilato nella nostra memoria, vi sia entrato in modo realistico o in modo totalmente corrotto dalle emozioni, dal contesto o dal momento.
Continuando a citare "... devo tuttavia sottolineare ancora una volta come questa sia la mia lettura attuale dei fatti. O meglio l'attuale ricordo della mia lettura di allora di quanto al tempo accadeva".

Quanta distanza mette tra il ricordo e la realtà?

Non sarebbe affascinante rivedere certi momenti sui quali abbiamo mille dubbi, come in un film girato da un regista che non conosciamo e che ha solo schiacciato il tasto REC senza mettere mano al dialogo e alla trama?
Potremmo essere fiere delle nostre reazioni o al contrario non avere il coraggio di guardare, per eccesso di imbarazzo.
Non vorreste vedere certi momenti clou di alcuni rapporti, capire perché si sono evoluti in un certo modo o interrotti? Rivedere il film per capire quello che è sfuggito vivendo!
Sarebbe bellissimo e totalmente inutile... forse frustrante, forse emozionante.

Francamente non lo so.

"Con il ridursi del numero di testimoni della tua esistenza, tende a diminuire l'avvaloramento, e in conseguenza la certezza, di ciò che sei o di ciò sei stato. Se anche hai documentato ogni cosa in modo sistematico, in forma di immagine, suoni, parole, puoi d'improvviso scoprire di avere sbagliato le modalità di registrazione dei fatti".

Quando rileggiamo una pagina del nostro diario è già avvenuta la corruzione della verità. Non è la cronaca, è solo quello che abbiamo percepito di quello che raccontiamo e c'è ancora tantissimo che non sappiamo. Pur facendo cronaca, abbiamo fatto una selezione degli eventi e scegliere significa escludere. E chi ci dice che abbiamo escluso i dettagli inutili?
Ho trovato una lettera che ho scritto ad una mia amica nel 1998. Si trattava di un racconto super dettagliato di quello che avevo fatto in una determinata giornata di maggio con un amico.
C'era davvero tutto: orari della metro, gusto del panino mangiato, cosa avevo indossato, numero del bus preso nel pomeriggio, lezione all'università del mattino, persone incontrate e parole dette e non mi sono fatta mancare nemmeno il ciclo mestruale e i pit stop in bagno.

TUTTO.

Ma a parte la noia infinita di leggere tutti i dettagli: perché ho pensato di farne una cronaca, per di più dettagliata? Pensavo che ne avrei avuto bisogno? E dall'altra parte come è stata percepita? E chi era con me cosa diamine può aver vissuto? Si ricorderà di un'inutile giornata di maggio?
La cosa ancora più strana è che se io non avessi trovato quella lettera maniacale IO non avrei ricordato nulla di quella giornata. NULLA.
Perchè in quel momento mi sembrava una cosa pazzesca da registrare e ora invece non capisco e non ricordo il perchè?
Che rabbia che mi viene quando non mi ricordo le cose!
E parliamo anche del nervoso di ricordare le cose benissimo, ma solo fino ad un certo punto?

Vi faccio un altro esempio.

Nel 2001 sono uscita con un amico (non quello di prima), siamo andati al cinema (come spesso facevamo) e poi a mangiare una pizza. Ricordo perfettamente di averlo annoiato per ore sul tizio che frequentavo allora (conoscendomi sicuramente sarò stata super noiosa, soprattutto nel 2001, soprattutto su quel tizio), poi ricordo che all'improvviso si è dichiarato.
Ricordo perfettamente di essere rimasta interdetta e spiazzata e di aver riso (sì, proprio riso in faccia ad un uomo che si era aperto con me... avessi avuto un posto in paradiso, l'avrei perso di sicuro in quel momento) MA NON MI RICORDO COSA MI HA DETTO LUI!!
So che ho pensato egoisticamente che non avrebbe dovuto farlo e che non aveva senso che lui dicesse quanto ha detto, in risposta alle mie lungaggini su un'altra persona.
MA LE SUE PAROLE PROPRIO NON MI VENGONO IN MENTE!
Pagherei per tornare indietro (non ridere) e sapere come cavolo è finita la serata!
Perchè ricordo solo fino a lì e poi ho censurato tutto?? E' stato così traumatico che il mio cervello ha pensato che quella figuraccia fosse da espungere?

Ovviamente non mi ha più rivolto la parola, per cui non posso avere riscontro da parte sua, ma forse sarebbe l'unico modo di completare il puzzle. La soluzione potrebbe essere un costante romanzo scritto a quattro mani (o sei mani o otto).

Forse si dovrebbe prendere il telefono e iniziare a chiamare tutti e dire cose tipo: MA TI RICORDI QUANDO... ECCO, COSA HAI PENSATO IN QUEL MOMENTO?
Si potrebbe fare questo senza passare per pazzi ossessivi?

Il desiderio di sapere come sono andate le cose per me è amore di completezza, è avere la certezza di non rimestare nell'errore e di portare avanti convinzioni sbagliate!
Avete presente quando cantate una canzone in un certo modo e poi vi dicono che avete sempre capito male le parole? Vi si apre un nuovo mondo di interpretazioni e va all'aria tutto quello che avete creduto... Vorrei sapere se ho da mandare all'aria qualcosa!
Vi lascio (e vi ringrazio se siete arrivate fino alla fine dello sproloquio, so che non è un post a cui siete abituate) con l'ultima citazione da Barnes:
"... le ho raccontato la storia della mia vita. La versione che ne do a me stesso, quella che resiste da anni".

" Da giovane sei in grado di ricordare la tua breve esistenza tutta intera. Più tardi la memoria si riempie di toppe e brandelli".

Seinfeld stagione 2 - 1991
Julian Barnes "Il senso di una fine" - 2011





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2 commenti

  1. volevo aspettare pausa pranzo...ho ho resistito...adoro leggere...questo post è bellissimo, un filo malinconico...per te (ho avuto percezione) e per me che leggevo...tenerezza!

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  2. che bello questo post, fa riflettere. secondo me tendiamo a conservare solo le cose che la nostra testa vuole ricordare. forse i ricordi legati alle emozioni belle o brutte esse siano.
    ma forse è lo stesso motivo che ci spinge a credere di aver fatto tutto giusto o al contrario di aver fatto errori quando invece non ne abbiamo fatti.
    comunque anch'io ancora ai tempi di MSN ogni fine pranzo raccontavo alla mia amica cosa avevo mangiato, nel dettaglio ovviamente...fino a che non me l'ha fatto notare e ci sono rimasta malissimo ;)

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