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È stato un periodo complicato

gennaio 14, 2022

Bentornata a me. Credo possiate immaginare cosa mi abbia tenuta impegnata in questi giorni.

Ci siamo ammalati tutti. 
TUTTI.
Viola è entrata in contatto con dei positivi a scuola il 22 o il 23 e i sintomi sono proprio arrivati il 26 dicembre.
I sintomi, come sono venuti, sono andati, ma tutti gli inghippi burocratici di isolamento e prenotazioni tamponi sono ancora fra noi. Oggi pomeriggio abbiamo un nuovo tampone, al quale seguiranno almeno altri 2 giorni di attesa per il referto e poi forse, se l'ASL ci libera, torniamo a vivere lunedì, al più tardi martedì.
Ho fatto nottate per prenotare un tampone e ho fatto una coda di più di 12.000 persone... ho finito con il pagarlo (per non perdere il senno ) e ovviamente l'ho pagato pure 10€ in più rispetto alla settimana precedente, perché la legge della domanda e dell'offerta non risparmia nessuno.

L'ultimo giorno di scuola ho pronunciato ad alta voce le seguenti parole: MENO MALE CHE LA SCUOLA È FINITA, PERCHÈ SE FOSSE DURATA ANCORA UNA SETTIMANA NON NE SAREMMO USCITI BENE.

Me la sono chiamata? Probabilmente.

La cosa più brutta di questo periodo, al di là dell'insofferenza e della difficoltà a destreggiarmi fra esiti e prenotazioni, è stata la preoccupazione per i nonni. Pur vaccinati, sono indubbiamente più fragili e sentire la responsabilità della loro salute è orribile, come la sensazione di impotenza tremenda che genera.

Posso dire che queste sono state le vacanze peggiori della mia vita, dopo quelle del 2016? Sì, posso.

Ma non voglio indugiare oltre su questo argomento perchè vedo la fine del tunnel e preferisco guardare oltre.
Settimana prossima andrò a vedere Koons, cosa che speravo di fare prima con Viola, ma l'importante è farlo.
Sono diventata Pollyanna? Direi di no, ho vagato per giorni con la mia carogna sulle spalle, quindi apprezzate il mio tentativo di essere ottimista.

Come se non bastasse, ho visto Emily in Paris.
È possibile che la seconda serie sia  più brutta della prima?
Io dico di sì. E mi fa rabbia che non abbiano confermato "high fidelity", mentre di questa macchietta piena di cliché dovremo sorbirci pure la terza e la quarta stagione.

5 riflessioni su Emily in Paris e i milioni di cliché che veicola:

1) Parigi è bellissima, ma non è un po' troppo da cartolina?
Io nel 2003 ci sono stata d'agosto e faceva così caldo che vendevano le bottigliette di acqua GHIACCIATE, non fredde, ma proprio allo stato solido e lo facevano a 6€.
In albergo non avevamo l'aria condizionata e di sicuro i miei capelli non reggevano la piega come quelli della cara Emily che sembra sempre avere dei boccoli di acciaio (anche se si fa lo shampoo con un sapone per cani). 




2) Emily la deve smettere con il basco. Non c'è un altro modo di fare l'americana a Parigi?


3) Penso che i vestiti siano importanti nell'economia di una serie tv. "Sex and the city" ha iniziato un filone molto proficuo e se inizialmente era solo Manolo a voler partecipare alla serie e Patricia Field si inventava un sacco di cose creative con il vintage, ora vediamo una vera vetrina delle ultime passerelle.
La cosa positiva di Carrie però era (ed è) che il suo amore per la moda era parte di lei, lo rendeva noto, era coinvolgente, ci siamo tutte immedesimate quando le fregano le scarpe (due volte), o quando dice: SONO CONDANNATA A VIVERE NELLE MIE SCARPE perchè non ha più soldi per pagarsi la casa. La moda la accompagna: c'è Vogue, c'è lo shopping, c'è la cura nel prepararsi, c'è una Carrie diversa per ogni uomo che incontra. Carrie usa la moda e al contempo ne è schiava. È una forza ed è una debolezza, di sicuro rappresenta una connotazione molto precisa e fa parte della scrittura della serie.

In Emily invece non è niente. Ha vestiti super costosi, accessori pazzeschi, ma non sono mai contestualizzati, non ci dice cosa le piace, cosa è disposta a fare, dove li tiene e come se li è potuti permettere. Tutto scontato, lei è così e basta. 
Lei è una personaggio caramelloso e si veste in modo caramelloso, dato di fatto.
Ci fanno credere che Emily in qualche modo subisca un'evoluzione, ma in realtà no. I cambiamenti che vive non si riflettono nel modo in cui si pone, non c'è nessuno spessore nel personaggio e quindi viene il dubbio che in realtà non cambi per niente.
Come si fa a dare tanta attenzione ai vestiti, senza dargliene per niente??
La faccio troppo lunga?
Probabilmente sì, ma ho esercitato il mio eye-rolling per tutte le puntate e quindi voglio lamentarmi del tempo che ho perso (potevo forse spegnere la tv? Certo, ma poi come facevo a lamentarmi?).




4) Ma anche il confronto fra il suo capo americano e quello francese non è assolutamente un cliché?
L'americana è un po' cafona, sempre affamata, priva di classe, ottusamente amichevole e vestita in modo appariscente a contrasto con la francese chic, minimale, raffinata, arrogante e supponente. Una che bada al sodo, al denaro e ai contratti e quell’altra che invece pensa ai rapporti e alla soddisfazione del cliente.
Sul serio?? E poi cosa : le francesi non si pettinano perchè sono chic e non vanno mai in palestra?
Eddai! La “Parigina” lo abbiamo comprato tutte 10 anni fa, lo abbiamo capito che sono affascinanti luoghi comuni!







5) L'unico stile che mi è piaciuto è quello di Camille:






... ma non è stato sufficiente per dare la sufficienza alla serie.

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