MADE IN ITALY

ottobre 11, 2019

Sono assente senza un vero motivo.
Quando ho un po' di tempo, faccio altro.
In questo momento sono un po' demotivata, forse perchè mi sto un po' distanziando da questo sovraccarico di stimoli  e mi accorgo che non si sta poi male.
Ogni tanto però mi viene in mente una cosa e mi dico: potrei scriverla sul blog... e quindi non ho ancora abbandonato del tutto l'idea di venire qui e dedicare qualche ora a questo vecchio passatempo.

Ma veniamo all' ultima volta che mi sono trovata a dire: "potrei scriverlo sul blog!" , cioè ieri, quando ho finito l'ultimo episodio di Made in Italy.


E' una miniserie in 8 episodi, trasmessa su Prime che parla di un giornale di moda "Appeal", nel cuore della Milano degli anni 70.
La serie a dedicata a Franca Sozzani.

Il primo episodio mi ha delusa.
Breve riassunto:
  • ragazza carina, ma con stile stropicciato, con velleità intellettualoidi si presenta alla rivista per un colloquio, ma vuole solo un lavoro, non il lavoro della vita.
  • la caporedattrice è bionda, molto bionda e piuttosto nevrotica, con la fama di mangiarsi le apprendiste a colazione.
  • la compagna di scrivania è carina, con stile e si sbatte un sacco, perchè a lei il lavoro piace.
  • il grafico è un favoloso gay molto empatico.
  • in un conversazione telefonica si percepisce una discussione in atto sulla differenza fra l'azzurro polvere e il carta da zucchero.
  • in una scena una borsa di abiti viene scaraventata sulla scrivania della nostra malcapitata.
  • più di una volta vengono assegnati compiti improbabili, senza l'ombra di una guida e con minaccia finale: se non riesci, non darti la pena di tornare domani.

ABBIAMO GIA' FORSE VISTO TUTTO QUESTO?????????
Non c'è proprio bisogno che io vi dica dove e quando.

Il punto è che dopo queste "citazioni", la storia prende un'altra piega e ci sono alcuni buoni motivi per arrivare all'ultimo episodio:
  1. Milano. Bellissima. 
  2. Abiti e accessori scelti con molta cura per rappresentare i tempi. Avrete voglia di uscire e comprarvi un paio di stivali!
  3. Mini biografie degli stilisti (una per puntata) con immagini di repertorio originali.
  4. Sensazione imperante che quel periodo sia stato davvero un punto di svolta per la moda italiana.
  5. Margherita Buy non tanto nel ruolo di giornalista, ma nel ruolo di mamma.
La storia della ragazza e del rapporto con i genitori con una mentalità un po' vecchia, il crescente interesse per il lavoro, le difficoltà a far conciliare tutto, il nuovo ruolo della donna, le contestazioni e gli attentati, l'eroina e il desiderio di riuscire a rappresentare il cambiamento del mondo su una rivista di moda, ci sono... non sempre sono ben recitati o rappresentati, ma è anche una questione di gusto.

Lei è bellissima.

Mi sono sempre chiesta perchè non si riuscisse a produrre una serie sulla moda, visto che ne siamo una delle capitali.
Ci siamo sempre bevute tutto sull'argomento, perfino Ugly Betty, possibile che non si riuscisse a trovare lo spunto giusto e la chiave per rappresentare qualcosa che ci rappresenta davvero?
Questa serie ci prova, magari non è il miglior prodotto che si possa disiderare, ma è gradevole.
(PS: non amavo molto Fiammetta Cicogna, ma ammetto che qui è brava ed è uno dei personaggi meglio interpretati!)

Se l'avete vista, ditemi il vostro giudizio!




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7 commenti

  1. cavoli ma se è davvero così è scoppiazzatissimo!

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  2. Tutto nella prima puntata! Poi cambia e davvero non c’entra più niente con quegli spunti. Forse sono stati solo strizzatine d’occhio per coinvolgerci di più... chissà!

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    1. Può darsi :) ne approfitto, anche se non c'entra niente, per consigliarti di cercare i lavori di Jean Jullien. È un disegnatore francese (niente a che vedere con la moda, ma mi piace tantissimo e volevo condividerlo con te), trovi il suo profilo su instagram. Saluti dalla Bretagna!

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  3. Ciao Vale,
    sono contenta che tu ne abbia parlato. Condivido su tutto. A parte la prima puntata, l'ho trovato piacevole nella trama e scenografia ma soprattutto nel ricordarci una Milano che era sì colpita da rivoluzioni socio-politiche ma che si preparava a diventare una "Milano da bere" e soprattutto nell'evidenziare l'impulso alla novità, a un mondo ricco di creatività, di voglia di sperimentare (ma con classe ed eleganza) e che ora, non so perché, vedo un po' scemare. Buona settimana.
    Chiara S.

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    1. Oggi più che di sperimentare c'è voglia di stupire, mia nonna direbbe: non sanno più cosa inventare! Forse molte strade sono state percorse e quindi c'è meno possibilità di spaziare su terreni nuovi, ma io non avrei mai detto oggi che Missoni è stato considerato sovversivo!

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  4. volevo solo chiederti se, nella malaugurata ipotesi che tu decidessi di dedicarti ad altro piuttosto che al tuo blog, di scriverlo chiaramente. trovo di una tristezza indicibile i vecchi siti abbandonati a se stessi, almeno un ultimo post dove sia chiaramente scritto che per qualsiasi motivo dicessi a noi lettori dove finisce il tuo viaggio. con la speranza che questo momento non arrivi mai, al prossimo articolo!!

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    1. PROMESSO! Non potrei mai lasciare senza dirlo, sarebbe tristissimo e di scarso rispetto per chi mi ha regalato con costanza la sua attenzione!

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