Fra me e i jeans c'è un lunga storia d'amore

marzo 12, 2021



Il mio amore per i jeans nasce davvero in tenera età.

Alle medie ricordo di aver voluto con ogni forza del mio corpicino un paio di Rifle perché adoravo la cucitura a onda sulla tasca. Mi sembrava un tocco di classe pazzesco!
Dopo i Rifle, la mia memoria si ferma su un paio di Valentino decorati a mano sulla coscia con una Minnie enorme con il fiocco rosso.
Li dipingeva una collega di ufficio di mia mamma e me li aveva presi lei (probabilmente i jeans erano falsi, ma che orgoglio avere un pezzo unico!).
Una volta, durante l’ora di ginnastica, avevo lasciato i jeans nello spogliatoio e una tizia che aveva gli stessi jeans (senza Minnie), ma con il simbolo della V, si era permessa di prendermeli per dimostrare che erano falsi. 

Cara Laura S, io non dimentico!!

Dopo le medie credo di essere entrata nel tunnel senza fine dei Levi’s, naturalmente 501 (hey erano gli anni 90, quelli veri!) e di non esserne ancora del tutto uscita. 



I primi li ho comprati nel negozio che c’era sotto la metropolitana di Loreto, dopo averli studiati per un sacco di tempo.
In quegli anni non c’era la possibilità di informarsi come ora, tutto quello che sapevo lo avevo imparato guardando gli altri e studiando le vetrine.
So solo che li aveva una mia compagna di classe molto carina e le facevano due chiappe d’oro e chi ero io per non volerli uguale?? (Forse una con le chiappe non tanto d’oro?).
Era difficile riuscire a destreggiarsi perché pur essendo lo stesso modello, non erano tutti uguali perché sul cartone della tasca c’era una scritta che diceva PRE SHRUNK o SHRINK TO FIT che per me erano diciture simili all’aoristo passivo che stavo studiando.
Aggiungiamo che i commessi dei negozi non è che perdessero poi tanto tempo a spiegarti dei lavaggi, della tela, della vestibilità e degli eventuali cedimenti, quindi dopo questo studio sommario, entravo, provavo e portavo a casa (pagando qualcosa intorno alle 100 mila lire).
Il risultato non è mai stato all’altezza delle mie aspettative. 



Non era certo colpa dei jeans, ma possiamo inserire  questo problema nella colonnina “problema di accettazione di sé”.
Avevo i jeans giusti, le scarpe giuste (sempre avute le scarpe giuste) e le stesse cose che indossavano tutti, ma sono sempre stata molto lontana dall’apprezzare ciò che vedevo nello specchio.
Il solo fatto di comprare la taglia 30, quando quelle carine compravano la 27 o la 28, per me era una sconfitta e mi dicevo che quei due numerini facevano la differenza.
Anche il fatto che Levi’s lasciasse la taglia all’esterno, alla mercé degli occhi di tutti, mi creava frustrazioni. Piacermi con la taglia che portavo è sempre stata una cavolo di strada in salita per me, anche perché sono arrivata a portare anche la 27 (non di quelli di oggi, ma di quelli là, che se fate un giro su internet potete leggere che vestono almeno due taglie meno di quelle odierne), ma la sensazione che ancora le altre fossero meglio di me non era passata. 




Mi sono sempre sembrate tutte più belle, più sicure, meglio vestite (anche se eravamo davvero tutte vestite uguali) e più adeguate di me.
Quelle che piacevano ai ragazzi erano tutte più magre, non avevano i brufoli, i capelli erano sempre giusti e viaggiavano con un bagaglio di sicurezza che nel mio caso era stato perso all'aeroporto di partenza. 




Di 501 ne ho comprati parecchi, in diversi lavaggi (anche in velluto) e alcuni li prendevo da Surplus o da Napoleone (che mi sono promessa di visitare di nuovo appena possibile).
Nel 1995 poi ho coraggiosamente virato su una salopette di Jeans (mi pare che fosse Rifle anche quella, ma non vorrei sbagliarmi) che sulla carta è proprio il capo da lasciare in negozio se ti senti un fagotto, ma io no, ancora una volta ho voluto sfidare lo specchio e perdere. 



Ci ho messo ancora molti anni (e inciampo ancora - vedi alla voce pantaloni della tuta color burro-) a capire che vestirsi come le fighe non è esattamente la strada giusta per sentirmi figa.
Sentirmi figa doveva (e deve anche oggi) essere uno stato d’animo frutto di una ricerca di qualcosa di perfetto per me, non scegliendo cose che indossavano altre persone con chili di meno, curve diverse e soprattutto un altro carattere.
Il problema delle “uniformi” forse è proprio questo, sono così democratiche che diventano una schiavitù.

Dopo il liceo ho cercato altri Levis più adatti a me, fermandomi un po’ sui 595 e sui 417 che erano un po’ bootcut. In quel periodo ho smesso di comprare 501 perché forse inconsciamente attribuivo loro una colpa che non avevano, quella di non farmi sentire come le altre.
Negli anni 2000 ho comprato i famosi Diesel Cherone a vita ultra bassa (ve ne avevo già parlato) che stranamente erano autostima allo stato puro e diversi Miss Sixty skinnissimi, alla Marissa Cooper! 
Mi stavano bene? 
Mah, non saprei, però l’effetto non era negativo sul mio umore, mi sentivo carina (forse perché mi sentivo magra al punto giusto e quindi pensavo erroneamente di stare bene con tutto?? ) e forse semplicemente i jeans servono a questo. Sempre e comunque a farci sentire carine.

Sempre nei primi 2000 ho iniziato il mio studio serio sulla materia denim e ho acquistato tantissimi marchi americani, non fidelizzandomi con nessuno in particolare perché ho imparato che devo pescare ogni volta il modello giusto e non tutti i modelli sono il modello giusto.
Ho imparato anche una cosa sul mio gusto: non compro mai strappi, non compro tele decorate o ricamate, non compro quasi mai jeans fast fashion infatti ho un solo paio di Mango bianco caldo -molto belli- e quel modello over con l’elastico di Zara che avevano tutte e che mi ha stancato quasi subito.
Ah dimenticavo che ho trascorso l’estate in un paio di boyfriend di Uniqlo, perché non mi stava altro, mi sono inventata un risvolto altissimo e li portavo con gli Oran. Non mi stavano affatto boyfriend, ma non potevo fare altro e in ogni caso con quelli mi sentivo a mio agio.  Quindi anche se fast fashion li ringrazio per essermi stati vicini.

Se mi dovessero chiedere in che cosa spendo volentieri i miei soldi, di sicuro i jeans sarebbero nella top 3.
E’ come se mi accompagnassero nella mia strada sul volermi bene, che non è una strada facile e in discesa.

Se ci fate caso (io ci ho fatto caso), c’è un post sui jeans Closed della taglia sbagliata di un paio di anni fa e sul fatto che pur desiderandoli tanto non ho ceduto al pensiero malato di aspettare che mi stessero bene e poi c’è un post recente sui jeans acquistati appena ritrovata la forma fisica.
Insomma per me i jeans sono un simbolo di qualcosa che devo ancora capire cosa è: potrebbe essere autostima, potrebbero essere la coperta di Linus, ma anche il gettone da spendere quando voglio rischiare (nella speranza di aver imparato a calcolare il rischio).

Quando smetterò di comprare jeans sarà un brutto segno, perché i jeans sono proprio una cosa mia.

Tutto questo anche per dirvi che quando ho visto i Levi’s di Valentino ho sperato tantissimo che costassero come i Levi’s e non come Valentino… ma secondo voi come è andata? 

sul sito non li trovo più, ma qualche giorno fa c'erano e i Re-edition 517 costavano 690€


Ecco…

Aggiungo che aspetto anche di capire quanto costeranno i 501 per Miu Miu perché sarebbero il connubio perfetto fra due cose che amo! Non mi illudo che costino meno dei Valentino, ma sperare non mi costa niente.
(Il momento in cui ho smesso di comprare 501, corrisponde anche al momento in cui ho comprato i miei primi stivaletti di Miu Miu… è un caso? ).





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9 commenti

  1. Ciao,
    vorrei scrivere tante cose perché questi post settimanali lanciano sempre qualche spunto, ma la situazione (l'essere parcheggiata a casa a lavorare nonostante l'ufficio sia aperto, causa covid dilagante) piano piano mi ha tolto la voglia di fare. Passo le giornate davanti al computer, eppure scrivo poco - che si tratti di mail, messaggi sul telefono... è come ritrovarsi svuotati dalla voglia di fare.
    E' dal post sulle newsletter di qualche settimana fa che volevo lasciare un commento, perché proprio in quei giorni avevo notato questa novità delle newsletter di ex blogger e mi chiedevo se le lunghe mail che mandano una volta a settimana non fossero l'equivalente dei post sui blog che da tanto tempo non si usa più scrivere.
    E insomma, stamattina mi sono decisa a scrivere due righe. Passo da qui ogni venerdì, sempre contenta di trovare qualcosa di nuovo.
    Sui jeans... credo che abbiamo passato in tante le stesse tappe. Ricordo bene i Rifle, il negozio a Loreto, gli Americanino che vendevano in un negozio in fondo a via Padova (e forse sono stati il primo paio di jeans, ai tempi delle medie - pieni anni '80), poi l'era dei 501/Clarks per tutto il liceo e oltre, il sentirsi un po' dei fagottini negli anni dell'adolescenza in confronto ad altre compagne di scuola che effettivamente erano più carine.
    Forse la situazione si è assestata dopo, durante l'università e dopo con l'ingresso nel mondo del lavoro; tutto (intendo la maggior sicurezza di sè) sicuramente è passato attraverso le relazioni con i ragazzi e forse è stato anche un percorso spontaneo di maturazione.
    Ciao,
    Donatella

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    1. Donatella! Mi sa che siamo state più vicine di quanto possiamo immaginare! Io ero fissa in quel negozio AMERICANINO perché era vicinissimo a casa mia (il mio asilo della suore era proprio quello vicino al negozio), avevo i pantaloni verde acqua e bianchi e ovviamente abbinati da un cinturone EL CHARRO con il turchese nel mezzo!!
      Grazie di aver condiviso il tuo pensiero!

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    2. Sì, io sono cresciuta a Crescenzago (elementari in via Bottego), poi sono passata dall'altro lato della Martesana... la zona è sempre quella. Ho presente l'esterno dell'asilo!
      Il verde acqua doveva andare di moda in quegli anni, ricordo una gonna di quel colore, di velluto a costine, presa nel negozio di Loreto (memorie lontanissime!).

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    3. Mi stai dicendo che eravamo nella stessa scuola???😯

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  2. la fase adolescenziale è sempre peggio per una ragazza rispetto ad un ragazzo a mio dire. io mai stata magra, mai avuto belle gambe, mio grandissimo complesso....con relativi tantissimi divieti...però dai....mi voglio bene, non è quella la cosa che conta di più. Sono in dolce attesa, ti lascio immaginare dove e come mi sono già gonfiata a due mesi, ma so essere normale...ci sta...mi farai tanta compagnia ogni venerdì...e poi un giorno rimetterò le mie cose (MI AUGURO). sempre bello leggerti!

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    1. Credo anche io che loro abbiamo meno problemi di accettazione, anche se i brufoli, i peli che ci sono o non ci sono, la voce e tutto il resto(...) non devono essere facilissimi fa gestire. Venendo alla tua dolce attesa, anche io ho preso peso subito (tanto che a 5 mesi mi hanno messo a dieta) e ho un po' fatto fatica a riconoscermi allo specchio. Però ammetto che verso la fine stavo una favola e non volevo più partorire per tenermi Viola in esclusiva. Vedrai che andrà tutto benissimo!

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  3. Ciao Vale! Quello che racconti mi ha colpita. Io da "giovane" appartenevo al gruppo delle "fighe", quelle che venivano copiate. Dico da giovane perché ora, a quasi 40 anni, le mie coetanee ed io abbiamo pensieri ben diversi per la testa. Però vuoi ridere? I Levis non mi sono mai piaciuti, anzi li trovavo da burini! In generale ho sempre scelto capi che mi valorizzassero, e tuttora rinuncio se qualcosa va di moda ma a me non sta bene. Questo anche quando sono ingrassata di 10 kg per dire. Però.. E c'è un però... Alla fine di tendenze non ho mai capito niente! Anzi, seguo blog, come il tuo ad esempio (utilissimo tra l'altro) per capire le nuove tendenze. Sarà che io vivo in una piccola città. Qual è il messaggio? Che secondo me hai sbagliato a sentirti inadeguata, cercavi solo il tuo stile o semplicemente ti piaceva sperimentare. E le "fighe" forse lo erano più per caso che per scelta. Ps sono andata a vedere i 501, non sono elasticizzati, non ce la potrei fare ad avere roba che stringe, dopo anni in abiti attillati attualmente preferisco lo stile oover! Un bacione e buon week end

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    1. Che bello sentire anche la campana della fighe! Da quello che mi dici sei sempre stata molto consapevole di te e hai sempre cercato di valorizzare la tua figura e sottolineare i tuoi punti forti. Questo potrebbe venire proprio dal fatto che sapevi di essere una giusta e che dettavi tendenza. Da questo lato della barricata non è stato facile adeguarsi. Comunque crescendo è diventato vero quello che hai scritto, ho fatto degli errori (e ne faccio ancora) proprio perché sperimento e provo a trovare uno stile che mi si confaccia.

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