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Principio di autoconsistenza

giugno 29, 2022

Scrivo per la prima volta da casa di mia mamma. 

Ho abitato in questa casa per 13 anni (dal 1993 al 2006), quindi Firenze ha superato questo posto di qualche anno e fra pochi anni sarà il posto in cui ho abitato più a lungo.
Non ho amato da subito questa casa, direi anzi che per anni l'ho detestata. Non l'ho scelta, l'ho subita, mi sono sentita sradicata dalla mia routine comoda della città per finire nel sogno di qualcun altro, con il giardino e il barbecue per le grigliate. Mi hanno comprato con i mobili nuovi, il telefono e la tv in camera, ma sono rimasta arrabbiata per molto tempo, con la cattiveria che solo una diciottenne può avere.
Poi ci ho fatto pace. Ma forse mai del tutto.

Ogni volta che vengo qui e ci rimango qualche giorno mi sento in un piano temporale diverso. Avete presente Dark? Eccomi qui, per il principio di autoconsistenza sto viaggiando nel tempo, sono nel 1996 e mi sento come se avessi ventuno anni (non fisicamente, ahimè) e mi sembra di girare in un ambiente che mi apparteneva in un altro tempo e di vedermi qui. Sono in un anello temporale, ma non posso cambiare gli eventi.

In realtà niente è come allora, i miei genitori sembravano attendere di avere il nido vuoto per allargarsi (pur non avendo bisogno di spazio) e così hanno tolto le mensole in camera mia, hanno imbiancato, ci hanno messo i loro libri e riempito il mio armadio con coperte e lenzuola.
Anche in cucina, prima di trovare una pentola, apro 7 pensili e scopro nuove logiche che hanno fatto saltare quelle vecchie.

La mia camera non è la stessa, ma conserva l'atmosfera di quei giorni, non ci sono i poster, è rimasta solo una piccola bacheca con i ritagli e qualche biglietto del cinema (forse l'hanno trovata abbastanza carina) e come se non bastasse sono subentrate in modo prepotente le foto di mia figlia e i suoi giochi di scorta.
Guardo il letto e mi dico: ma ci stavo sul serio in quel lettino da una piazza? E quello è il comodino su cui tenevo il telefono (il Sirio) con il quale parlavo per ore ogni notte? Gli spazi sono quelli, gli stessi condivisi con le amiche che rimanevano a dormire e con le quali mangiavamo krumiri coperti di cioccolato intinti nella Nutella, o quelli in cui litigavo e sbattevo porte, gli stessi degli amici con cui studiavo per la maturità o per un esame o guardavo film, gli stessi in cui piangevo, ridevo e scrivevo infinite lettere.

Sull'ultimo scaffale in basso della libreria c'è una grande scatola di legno che contiene tutte le lettere che ho ricevuto negli anni passati qui. Ieri sera l'ho aperta e riecco quella sensazione di viaggio temporale.
Ho letto tante cose, così tante che stanotte non ho dormito. In quella vita là, mi sarei alzata e mi sarei messa a scrivere, a rispondere a qualcuna di quelle lettere, avrei messo un cd nel portatile o magari avrei fatto una compilation, ma stanotte invece sono rimasta lì, con gli occhi aperti e ho ripensato a quei rapporti e alle cose che avrei potuto fare diversamente. 
È subentrato poi il mio solito problema: leggo le lettere ricevute ma non mi ricordo di preciso cosa avessi scritto io e quindi mi ritrovo a pensare: perché mi sta scrivendo questo?? Perché non ho un archivio perfetto con domande e risposte? Perché non ho pensato che dopo 25 anni avrei voluto tirare le fila e capirci di più??



La mattina vado a camminare e ogni strada e ogni faccia mi sa di passato, è una tristezza dolce, una malinconia in cui è piacevole cullarsi (la tristezza poi ci avvolse come miele, diceva Guccini).
Stamattina sono passata davanti alla parrucchiera da cui andavo in quel periodo, quella che mi ha visto entrare con la foto di una letterina di Passaparola e mi ha sentito dire: LI VOGLIO COSÌ.
Lei ha ancora gli stessi capelli, lunghi, color mogano e il contorno delle labbra troppo scuro, non mi ha riconosciuto, perché chissà quante sono andate da lei dopo di me, con in mano le foto di attrici o personaggi vari (magari con più dignità della mia).

Qui ascoltavo un'altra musica, leggevo altri libri, scrivevo altre cose, frequentavo altre persone, insomma ero un'altra. Oggi sono la somma di quella là, di quella che è stata bambina e di quella che sono oggi. Più invecchio più la somma è alta.
Cresco e invecchio.
Ma chi mi conosceva allora, con un pochino di impegno, mi ritrova anche oggi, da qualche parte.









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4 commenti

  1. Non avrei potuto leggerti in un momento migliore...mi hai fatta emozionare Vale...provo le stesse identiche cose quando riesco a sostare qualche momento in più da sola nella mia vecchia cameretta, divisa oltretutto con mia sorella maggiore eh, pazzesco.........eh si...tristezza dolce

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    1. la cameretta è forse un luogo dell'anima? Io dico di sì!

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  2. Condivido tutto, le emozioni, le stesse che mi hai fatto di nuovo rivivere mentre ti leggevo. Dolce malinconia. Lettere custodite nelle scatole azzurra (ma anche rosa e rossa) delle t-shirt della Fiorucci, ricordi? Ma io non ho mai avuto il coraggio di rileggere. ...

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    1. Come no?? Ne ho 4 o 5 in cui ho le carte da lettere e i bigliette di auguri! Che belle che erano, valevano da sole l'acquisto della maglietta! Il coraggio di rileggere non arriva all'improvviso, anche io ho tenuto in mano certe lettere, poi le ho riposate e ci ho messo qualche ora prima di decidere di aprirle.

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