5 cose e lungaggini varie

febbraio 26, 2021


Oggi ci sono 20 gradi (forse più tardi arriviamo a 21). Io lo so che poi ce la farà pagare cara e pagare tutta fra un mese, ma nel frattempo ricordiamoci come si sta a non avere freddo, a non intabarrarci con sciarpa e cappello e magari a osare anche un mocassino senza calze.

E' buffo come la percezione dei 20 gradi a ottobre ci veda con il Barbour o la giacchetta primaverile e invece gli stessi gradi a febbraio non ci facciano mollare il cappotto. Ma va bene, andiamo per gradi, perché se iniziamo con la primavera in inverno, quando sarà davvero primavera saremo già stanche.

1) Parliamo un attimo della nuova serie di "Sex and the city" che si dovrebbe intitolare "And just like that...". C'è qualcuno che si è mostrato entusiasta davanti a questa idea? Qualcuno che non sia Sarah Jessica Parker intendo.
Se dovessero arrivare in fondo al progetto io la guarderò, perché lo so che la guarderò, ma so già che la delusione sarà dietro l'angolo perché ho come l'impressione che se non troveranno la chiave giusta, svuoteranno di senso anche tutto quello che è stato.
Mi interesserebbe tantissimo una serie su delle cinquantenni fighe, ma da morire, nello stesso modo in cui quando avevo 25 anni mi interessava vedere loro 35enni.
Il punto è: sapranno far invecchiare Carrie in modo dignitoso? Sapranno valorizzarla o dovremo ancora sorbirci la scrittrice naïf che vive nelle sue scarpe?
Vi dico onestamente che, se il primo film mi aveva conquistata sull'onda della nostalgia, il secondo l'ho trovato vergognoso e tremendo: una carrellata inutile di marchi, con una Carrie mocciosa come non mai.
E io amo Carrie... ma mi sono trovata a pensare: crescere no??
Le tematiche dovevano essere un po' più profonde (il punto più alto credo sia stata la conversazione fra Miranda e Charlotte su quanto i figli siano sfiancanti) e Carrie non si è presentata all'appello... troppo impegnata a fare la quindicenne nel suk con la gonna a ruota. Il fatto che abbia un titolo diverso (o sottotitolo) potrebbe farci sperare in un prodotto differente? Io incrocio le dita.



2) Quanto vi è piaciuta da 1 a 10 la sovraesposizione della nuova Vuitton Coussin Bag, regalata a tutte lo stesso giorno, in mille colori inguardabili?. 




Quando partono queste campagne mi dico: sono io che seguo la gente sbagliata e quindi vengo bombardata dallo stesso inutile stimolo 100 volte di troppo, oppure sono i manager che sbagliano a pensare che questa sia la strategia giusta per far scattare la molla del desiderio? L'avete trovata interessante anche solo per 5 secondi? Io no.

3) Io scrivo tanto a mano. Direi tutti i giorni. 
Lo faccio per lavoro, ma anche per piacere. 
Tengo molte agendine e quaderni: ho il diario dei 5 anni, ho l'agenda classica per gli appuntamenti, ho l'agenda dei libri e un quaderno su cui scrivo spunti, ricette, canzoni, idee e appiccico pure le foto e i ritagli (in maniera del tutto casuale). 
Mi è sempre piaciuto scrivere (proprio l'atto in sé, non solo l'atto creativo) e ho sempre scritto tanto (anche cose inutili). 
Da bambina giocavo alla maestra e scrivevo tutte le verifiche di tutti i miei studenti: ne scrivevo alcune sbagliate e alcune perfette, poi le correggevo e le appuntavo sul mio registro (che di solito era un'agenda di quelle che regalavano ai miei genitori in banca). Ho consumato tanta carta e tante penne (che risultano ancora essere alcuni dei miei oggetti preferiti).

Ho scritto tanto al liceo, anche se di tutta quella produzione non è rimasto quasi nulla, perché in fase di trasloco ho dato un colpo di spugna e ho buttato tutto. Ripensandoci non è un gesto molto da me, che conservo cianfrusaglie per secoli, prima di stabilire che sono realmente solo fuffa, ma tant'è, non c'è più niente... come se avessi avuto bisogno di un gesto finale per affrancarmi da quel periodo.
Ho scritto mille lettere alle mie amiche che vedevo tutti i giorni, avevo un quaderno (chiamato in modo molto originale QUADERNONE ) con la mia amica Laura e ce lo scambiavamo con frequenza, considerandolo un po' diario e un po' epistolario e ovviamente avevo tanti amici di penna (mi sono scritta in inglese per anni con una ragazza tedesca -mi sembra si chiamasse Bianca Holst- per un progetto delle medie che poi ho continuato fino almeno ai 18 anni). Ogni anno al mare (ma anche dopo, in giro per l'Europa) conoscevo persone e ci scambiavamo l'indirizzo. Gli scambi magari duravano un paio di mesi, ma aprire la casella della posta e trovare una busta affrancata era sempre bellissimo.

Dal 2000 in poi ho iniziato con le mail, il gesto meccanico è andato perdendosi, ma l'idea di scrivere pensieri a e per qualcuno o raccontare giornate e sentimenti invece no.

Oggi non scrivo più niente a nessuno e ricevo pochissime mail personali (ma decisamente troppe che non lo sono) e mi dispiace così tanto. Era un gesto che non aveva nessuna controindicazione e allora perché è andato perdendosi? Non mancano le cose da dire e da ricordare, non mancano le riflessioni e allora perché non le scrivo più?

Dovrei forse riprendere questo impegno? Potrei riuscirci?

In merito a tutto questo, ho visto il progetto di Luisa Bertoldo per Pineider e l'ho trovato delizioso!! Ho anche pensato di comprarmi la loro carta da lettere intestata perché è proprio un oggetto bellissimo.



Bellissima l'opzione in basso: SI, NO, FORSE. Mi ricorda una bambina che avevo a scuola diversi anni fa che si era dichiarata al suo compagno preferito, chiedendo conferma del suo sentimento con quei quadretti e aggiungendo però, come tocco di classe, una firma sbavata, sottolineando (con tanto di freccia) che era sbavata per una lacrima versata per lui. Era una piccola drama Queen di 7 anni che ne sapeva già più di me.

4) Non avevo scritto nulla della sfilata di Celine S/S 2021, ma ricordo di aver pensato che Hedi fosse un grandissimo paraculo. L'ordine delle cose vuole che noi guardiamo le sfilate con 6 mesi di anticipo e ci facciamo un'idea di che cosa andrà di moda (qualsiasi cosa significhi questa cosa nel 2021) nella stagione successiva. Di solito poi odiamo tutto quello che già possediamo perché ci sa di vecchio e già visto, in confronto a tutto quello che sfila sulle passerelle.

Il buon Hedi ha fatto esattamente il contrario: ha guardato come ci vestiamo già, ha messo insieme dei pezzi super semplici e super commerciali (che venderanno tantissimo) e li ha fatti sfilare a Monaco, nello stadio Louis II. 
Ho letto che si tratta di un messaggio di speranza in questi tempi incerti e che rappresenta la perfetta "French Gen Z". 
Io vedo jeans, felpe, giubbotti di pelle, tute e ballerine. 
Io soprattutto vedo l'intenzione di contare i soldoni che farà, vendendoci esattamente quello che abbiamo già! 
Attenzione, non sto dicendo che non sia una bella collezione, ma se intendiamo la moda come momento di arte, ispirazione e novità, ecco allora qui non abbiamo niente di tutto questo.





L'unica cosa che proprio non sopporto e non avrò mai voglia di comprare è il cappellino da baseball!

5) Ho finito la serie "Dix pour cent" e mi è piaciuta. (In italiano "CHIAMI IL MIO AGENTE"). Ve la consiglio. 
Gli ingredienti sono: Parigi, attori francesi, belle donne con bei capelli e intrecci intriganti. 
In ogni puntata c'è la partecipazione speciale di un attore molto celebre (francese ovviamente), del calibro di Jean Reno, Isabelle Huppert, Isabelle Adjani, Jean Dujardin e Charlotte Gainsbourg, che si inserisce nelle vicende degli agenti dell'agenzia ASK.



C'è stata anche una puntata con protagonista Monica Bellucci e come al solito l'ho trovata troppo affettata e impostata. Ho pensato allora di vederlo in francese per vedere che effetto mi facesse: beh in francese è molto più naturale e spontanea... forse davvero si sente così francese da non sembrare per niente forzata come invece appare in italiano? Beh Monica, continua con il francese perché ci guadagni davvero!







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