Normalize tutto

febbraio 12, 2021

L'hashtag #normalize è ormai una litania.

Lo troviamo per la pelle, le case, la cellulite, i peli, l'allattamento al seno, la pancia, la terapia, il ciclo, le smagliature  e tutto quello che vi viene in mente.

Io parto da un'altra prospettiva: quando abbiamo deciso che tutto l'infinito elenco di cose assolutamente abituali e consuete, non erano più da considerarsi normali? Se dobbiamo normalizzarle, vuol dire che al momento non le consideriamo affatto normali... ed è spaventoso!

Ho letto il post di Matilda De Angelis, affiancato a questa foto:


"Ci sono cose che non si possono controllare e quest’anno ce l’ha insegnato bene. Ci sono cambiamenti che dobbiamo accettare nella nostra vita e, insieme ad essi, la percezione di noi stessi e del mondo che ci circonda. Accadono cose paradossali nella vita no? Bene, per me essere un’attrice e lavorare con il volto mangiato dall’acne è una di queste. Ogni giorno devo svegliarmi e presentarmi prima davanti allo specchio e poi davanti alla macchina da presa con tutto il carico emotivo che già comporta ed essere “splendida”, in parte e concentrata insieme a tutte le mie paure e insicurezze letteralmente a fior di pelle. Ci sono problemi ben più grandi nella vita, ne sono consapevole, ma volevo condividere questa piccola verità forse per sentirmi più forte, forse per accettarmi meglio. Le nostre paure ci possono paralizzare o possono diventare una grande forza, sta a noi scegliere la strada. E praticare tanta gratitudine per tutte le cose belle che ci accadono e magari, anche per quelle brutte".

Credo che vedere questa foto, per una ragazzina di 14/15 anni, sia importante, potrebbe farla sentire meno insicura e potrebbe farle pensare che se succede anche ad un'attrice che ha limonato con Nicole Kidman, allora va bene anche per lei avere qualche brufolo.

 

Come forse va bene anche per noi più attempate pensare che le vite degli altri non siano perfette.

Ma quello che mi irrita è proprio il pensiero che sta a monte: perchè cavolo dobbiamo pensare che la vita mostrata sui social sia perfetta? Ma chi ce lo detto? Davvero non capiamo che quello che vediamo è un piccolissima parte ed è accuratamente scelto e studiato? Eppure non è difficile.

Per esempio: io non pubblico la sporta della spesa con dentro i detersivi a marchio Esselunga, ma magari vi faccio vedere la mia borsa più bella. Faccio una foto ad uno scorcio della mia città che trovo interessante, mica a due cassonetti della monnezza. Ma voi potete intuire che nella mia vita ci siano la spesa e i cassonetti, oltre alle scarpe o alle borse. In fondo è sempre stato così, anche quando usavamo le pellicole fotografiche: sceglievamo cosa fermare e di cosa creare un ricordo. 

Ora il 90% delle nostre foto sono abbastanza inutili e magari non veicolano grandi ricordi, ma di sicuro rappresentano scelte.

E allora perchè siamo portati a considerare il bello come unica parte della vita di una persona?

Quando abbiamo iniziato a pensare questa cosa così disturbante e frustrante?

Non era già difficile "competere"  con le persone che frequentiamo dal vivo?

Non abbiamo tutte un'amica con il metabolismo veloce? Una con i capelli sempre perfetti? Una con il guardaroba da sogno? Una che fa viaggi stupendi o è sempre aggiornata? Non abbiamo già modo di confrontarci con il resto del mondo e perdere? E invece di imparare l'accettazione di sè e a valorizzare i nostri difetti, ci finiamo gli occhi su Instagram su ragazze che non si fanno mai vedere davvero al naturale. 

Ma se le guardassimo e pensassimo che in fondo sono come noi e magari scelgono un filtro perchè hanno paura del giudizio altrui o non si sentono a posto con se stesse, andrebbe ancora bene, ma invece siamo obnubilate e vediamo solo perfezione.

 
Quello che ha fatto Matilda De Angelis è un atto di coraggio semplicemente perchè non siamo più abituati a vedere imperfezioni,  mentre le imperfezioni nella vita vera sono molto più che la norma!

Quanti adolescenti hanno i brufoli? Una percentuale altissima (da chi ne ha pochi, a chi ne è devastato) e invece di dargli una pacca sulla spalla, insegnargli l'ironia, consigliare un dermatologo o dirgli che passerà, ci pialliamo la faccia su Instagram così gli dimostriamo che le imperfezioni sono l'eccezione e non la regola.

A me spuntavano brufoli esattamente quando non li volevo e quando volevo essere più carina, ma il fatto di non essere sola in quel triste mondo di pori otturati, in qualche modo mi consolava. Se una quindicenne oggi apre instagram e vede influencer con 100 filtri e una pelle perfetta (io una pelle perfetta senza filtro l'ho vista solo a Kim Kardashian da LuisaViaRoma, 9 anni fa) è ovvio che si frustra e si sente inadeguata. 

Ma da quando abbiamo lasciato che l'artificio umiliasse la realtà?

 


 



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