5 cose che : friday edition

febbraio 05, 2021

1) Partiamo parlando di newsletter. Non intendo quelle degli shop on line che ci aggiornano su sconti o nuovi arrivi, ma quelle in cui spendiamo del tempo a leggere una lettera con riflessioni e considerazioni delle autrici.


Sono iscritta a quelle di: Ester Viola, Federica Salto, Eva Chen, Leandra, Gynepraio e Alessandra Airò.
Mi sono iscritta a quella di Leandra mesi fa, ma non ricordo che abbia mandato nulla fino a settimana scorsa. Quando è arrivata l'ho apprezzata moltissimo, si tratta di un lungo post dei suoi, con esperienze personali, riflessioni e molto humor (quello che vorrei fare io, lo ammetto). Si intitola Cereal Aisle e alla fine della lettera ho trovato questo:
You’re on the free list for The Cereal Aisle by Leandra Medine Cohen. For the full experience, become a paying subscriber.
Personalmente mi ritengo soddisfatta della versione free, ma sarei molto curiosa di accedere all'esperienza completa perchè immagino ci sia ancora più Leandra.
Ma.
Anche Ester Viola mi piace molto, adoro i suoi riferimenti ai Nini Sarratori in giro per il mondo e anche lei è passata da una versione gratuita ad una a pagamento proprio di recente. Il costo è il 3,90 al mese o di 39€ annuali (di cui una parte viene devoluta in beneficienza).
Quindi siamo già a due.

L'approccio di Federica Salto (giornalista di Io Donna) invece è più libero:
Questa newsletter è gratuita ma, se volete, potete dare un piccolo contributo impostando un pagamento periodico a questo link: 3€ al mese sarebbero perfetti! Potete farlo ora, nelle prossime mail oppure mai. Riceverete lo stesso la vostra dose settimanale di notizie sulla moda.

Vi ho mezionato Valeria di Gynepraio perchè ha una newsletter e perchè ha spiegato in maniera molto pratica e chiara come funzioni il meccanismo e perchè queste persone decidano di chiedere un contributo. La piattaforma che le ospita è a pagamento e il costo aumenta in modo direttamente proporzionale con il numero degli iscritti. Quindi: più iscritti = investimento maggiore.
Rientrare nei costi probabilmente non è facilissimo senza sponsor o link affiliati che magari coprono le spese, ma io mi chiedo in modo molto provocatorio: e allora perchè le spese te le devo pagare io? Non ti puoi organizzare in modo che io non debba mantenere la tua idea?

Mi spiego: la scelta di scrivere una newsletter è tua, tu l'hai pubblicizzata e mi chiedi se mi interessa iscrivermi, tu decidi quali contenuti scrivere, io non ti ho chiesto niente, ma poi ti devo pagare quasi l'equivalente di un mensile di moda senza avere davanti a me un centinaio di pagine, ma solo un paio.

Inoltre vorrei capire quali sono i vantaggi reali di una newsletter. Perchè la scrivono?

Se dovessi farlo io, lo farei per il piacere di scrivere una lettera con cadenza fissa (ADORO SCRIVERE LETTERE), perchè potrei dire quello che voglio a persone che scelgono di leggermi consapevolmente e perchè sarei interessata a vedere il riscontro. In questi 3 fattori però la protagonista sono io: io ho il piacere di fare questa cosa e scelgo cosa scriverci. Allora avrebbe senso chiedere dei soldi per fare qualcosa che piace a me?  In un magico mondo sì, avrebbe senso.

Non è una rivista, non ne ha la varietà e lo spessore materiale e non sempre contiene qualcosa di cui posso servirmi in maniera pratica. Si tratta di puro intrattenimento con spunti di riflessione: allora ha senso voler monetizzare?
Chi ha delle attività parallele e vuole farle conoscere attraverso una newsletter può sfruttare questo strumento per farsi conoscere, ma è uno strumento SUO, mica MIO e quindi credo che sia opportuno che se lo paghi e se lo mantenga.

Siamo forse arrivati ad un punto in cui chiunque crede di saper produrre contenuti imperdibili e che meriti di essere pagato per diffonderli? Tempo e idee vanno pagati, certo, ma se è il tuo lavoro e se io sono il tuo capo... Ma io sono il tuo capo?


Sono aperta ad ogni riflessione e capace di cambiare idea, per cui se avete  opinioni in merito sparate (però non vi pago!).

2) Vi ricordate tempo fa quando dicevo che mi piaceva la giacca/camicia di Isabel Marant? Ecco, sono stata a tanto così dal prenderla (in saldo su My Theresa), ma poi settimana scorsa sono andata in centro (per rendere l'orribile tuta di H&M di due post fa) e ho visto quelle giacche ovunque. Per ovunque intendo in tutti i fast fashion e in molte vetrine. Alcune al tatto sembravano cartonate, ma l'effetto era lo stesso della vecchia Isabel. Ho provato anche quella originale in Rinascente (a prezzo pieno ovviamente) e ho pensato che questa cosa mi avrebbe stufata in tempo zero. Sono già sovrasposte, ce ne sono mille modelli e non sono sicura che reggano l'impatto degli anni. Come vi ho detto altre volte non intendo cedere ad acquisti che hanno vita breve, voglio cose che durino e che mi corrispondano. Tutti questi pensieri mi hanno portato a pensare che probabilmente non è una cosa mia. 

Ma che fatica immensa costruire il proprio stile dribblando le tendenze, intuendo la durata di un capo e pensando anche all'impatto ambientale.

3) A proposito di stile. Ho visto le 7 puntate di Scorsese su Fran Lebowitz (super consigliato) e ho pensato a come negli ultimi 50 anni questa donna sia riuscita ad essere sempre uguale a se stessa. Coerenza e stile riconoscibile attraverso decenni. Forse è questo quello che Miuccia Prada definisce UNIFORME? 

Ci sono due o tre varianti, ma parliamo solo di:
- capotto maschile, praticamente sempre blu
- giacca
- camicia botton down (pare che si sia indispettita quando Brooks Brothers ha smesso di produrre il suo modello preferito senza avvisarla)
- Levi's 501... ma quelli Vintage, quelli che cerchiamo anche noi, da quando Levi's ha smesso di produrre quelle proporzioni e ne ha mutate le dimensioni.
- texani
- occhiali tondi tartarugati.

New Yorker
 

Non sono scelte facili o banali. Non è la solita storia della maglietta di Zuckemberg che è solo pigro, qui si tratta di riconoscersi e farsi riconoscere, perchè ciò che indossiamo estende e allarga l'idea che si dà di noi stessi agli altri. Come voglio che gli altri mi vedano?

4) Vi ricordate che qualche anno fa facevo sempre i collge su Polyvore? Mamma mia quanto mi divertivo e quanto tempo ci perdevo! Poi da un giorno all'altro NIENTE PIU' POLYVORE! Mi hanno levato il giochino senza nemmeno avvisarmi! 

Ma ora, nello stesso modo improvviso, è riapparso! Non si chiama più POLYVORE, ma UR STYLE e quindi eccomi di nuovo a fare collage!

(Il mio sogno proibito sono tutti i cardigan di quella collezione di Prada. Non vi dico quanto ne desideri uno!!).

5) Ultimo punto di questa settimana in cui mi sono dilungata moltissimo. Mi piace moltissimo il gusto della campagna di Gucci "beloved winter in the park":

 




Alexa è perfetta per quel mood lì e anche se non mi vestirei mai così, la trovo bellissima!




 



Altri post che potrebbero interessarti

0 commenti