6 dicembre
dicembre 06, 2024Buongiorno, rieccoci ad un venerdì quasi normale.
Ieri la giornata è iniziata male. Dovevo lavare il tappeto in camera di Viola, uno di quei tappeti rosa super pelosi.
Prima passo l'aspirapolvere, poi lo sbatto sul terrazzo, lo lascio un po' appeso e infine lo metto in lavatrice. Lo metto dentro da solo perché assorbendo molta acqua, temo sempre che diventi troppo pesante.
Preciso che questa è la pratica consueta che metto in atto di frequente, perchè i tappeti rosa pelosi sono il male dell'universo, ma agli adolescenti non interessa.
Dopo 10 minuti di ciclo di lavaggio la lavatrice mi dice che non le interessa continuare.
Mi dice E20 che nella sua lingua vuol dire che c'è un erroraccio che mi devo sbrigare a capire e poi a risolvere.
Essendo una mente semplice, la prima cosa che faccio è spegnere e riaccendere (funziona con tutto).
Beh lei mi risponde di nuovo E20, che vuol dire che non riesce a caricare o scaricare l'acqua.
Aggiunge: CONTROLLA IL FILTRO!
Vado a pensare che è colpa del tappeto, che magari ha fatto una palla di pelo di qualche parte, oppure che ho usato un programma sbagliato ed è diventato troppo pesante, insomma mi maledico per non averlo portato in lavanderia.
E allora armata di pazienza e incoscienza ho aperto il filtro della lavatrice.
L'ho fatto così, senza pensare di mettere sotto qualcosa, perchè alla fine sarebbe stato un gran casino e quindi tanto valeva procedere senza logica.
Infatti, una volta svitata la rotella del filtro è uscita tutta l'acqua del mondo, che io -in modo geniale- cercavo di fermare con le mani (sì, avete capito).
Una volta finita la cascata, il mio elettrodomestico preferito mi sputa fuori un euro. Ma proprio pluf, dopo tutto sto swashhh, un piccolo pluf con questa maledetta monetina.
Da dove è passata una monetina??? Perchè di migliaia di lavatrici fatte nella vita mai mi era successo che un euro mi inondasse la veranda di acqua? Perchè ieri?
Insomma ho pensato che fosse un segnale del karma. Quindi ho preso la monetina e l'ho usata per grattare due gratta e vinci dell'esselunga e non ho vinto.
Non era il karma, o forse non sono ancora riuscita a raddrizzarlo.
Nel dubbio controllare le tasche è diventato il nuovo diktat della casa.
Ma veniamo a noi:
1) Ho visto il video di Vic Montanari in cui pimpa le sue New Balance per Miu Miu.
Ci mette un sacco di ninnoli carini: perline, lecca lecca o ovviamente la consueta stringa arancione.
Siccome a me piace molto il cardigan che indossa mentre esegue questa operazione, spero che nei commenti dica di chi è e così mi metto a leggerli.
Una persona in modo spiccio esprime il dubbio che quelle scarpe le piacciano solo perché Miu Miu e non perché siano realmente carine.
Io vi dico onestamente che a me non piacciono, ma dal trovarle molto brutte come la prima volta che le ho viste, inizio a capirle di più proprio perchè le vedo ovunque (saranno anche introvabili, ma le hanno davvero comprate un sacco di persone).
Quindi quanto del fascino che esercitano si fonda sul marchio e sulla desiderabilità, piuttosto che sulla loro effettiva bellezza?
2) Per chi invece mi volesse aiutare col cardigan, si tratta di questo (glielo hanno chiesto 2 o 3 volte e non ha risposto).
Ho già usato Google Lens, ma senza successo. Mi ha rimandato ad altri cardigan a righe, soprattutto di Marni, ma non a questo.
3) Martedì sono stata ad una svendita vintage di quelle pubblicizzate su Milano Sample Sale.
Era necessaria la prenotazione per degli slot di un'ora, ma una volta dentro eravamo solo io e la mia amica in tutto lo show room. 2 persone in tutto.
La roba era tutta molto ordinata e pulita, con i cartellini e divisa per categoria.
Tenendo conto che si trattava di cose oggettivamente vecchie (molto anni 80-90) e spesso anche usate, mi aspettavo prezzi più bassi, invece quasi niente era sotto i 100€.
Certo la qualità non era quella di Humana Vintage e forse c'era anche una certa ricerca, ma non ha proprio senso vendere delle sling back di Chanel a 1041€ quando in negozio costano 1060€.
Che svendita è?? Se per svendita intendiamo Vendita a un prezzo inferiore a quello normalmente praticato o addirittura sotto costo; non ci siamo proprio.
C'erano anche diverse borse (tutte sovrastimate), usate (alcune anche molto segnate), ma nessuna che mi abbia colpito davvero.
Diciamo che forse la migliore era una PS1 di Proenza blu, in ottime condizioni, ma pur sempre a quasi 500€.
O sono io che non sono fortunata con le svendite, oppure la maggior parte sono davvero poco interessanti.
Unica menzione: un tailleur (gonna giacca) di Chanel a 4500€. Tantissimo. Ma tenendo conto che una giacca può costare dai 9000€ in su, quello poteva essere un affare (sempre inteso nel contesto in cui stiamo parlando).
Forse se ci fosse stata un po' più gente e non mi fossi sentita gli occhi addosso (non in modo sbagliato, però essendoci solo io, per forza guardavano me) l'avrei anche provata, giusto per capire come ci si sente con una Little black Jacket.
4) Louis Vuitton non smette di fare operazioni furbe per cercare di invertire il trend della vendite (provare con prezzi umani non è ancora venuto in mente a nessuno).
Il 1 gennaio uscirà la nuova collezione in collaborazione con Takashi Murakami.
Lo stile sarà quello che conosciamo, ma ovviamente sarà declinato su borse nuove:
Queste solo alcune delle proposte, altre le trovate sul post del Purse blog con anche i prezzi assurdi che avranno e che rende questa conversazione puramente speculativa.
Ricordando quelle di 20 anni fa, a me piacevano molto la collezione con le ciliegine e quella con i fiori rosa .
Il sac plat con le ciliegie il mio preferito. |
Charlotte York con la papillon cherry blossom 2003 |
Le prime borse Murakami per Louis Vuitton risalgono al 2002/2003 (grazie a Marc Jacobs) e sono chiamate solo tela Multicolore Monogram perchè l’artista aveva creato 33 colori su sfondo bianco e nero invece che su una classica tela logo marrone.
Poi sono arrivate tutte le collezioni successive: Cherry Blossom (2003), Panda (2004), Cerises (2005), MOCA Hands (2007 per la mostra del Museum of Contemporary Art di Los Angeles), Monogramouflage (2008) e Cosmic Blossom (2010).
Chi ce l'ha se la tenga, oppure se se ne vuole liberare è questo il momento perchè guadagnerà più di quello che ha speso 20 anni fa.
Collezione Panda |
5) Vi lascio con la questione annosa che ha tenuto banco in questa settimana a partire dall'articolo di Silvia Avallone per il Corriere: LICEO CLASSICO SÌ O NO??
La Avallone parla di come il liceo classico non sia "antiquato, serve eccome a trovare lavoro (prepara benissimo all'università). Il greco e il latino sono lingue morte solo in apparenza, ma allenano la vita del pensiero al punto che permettono qualsiasi mestiere, e d'inventarne addirittura".
E aggiunge: Il classico mi ha insegnato che niente, a parte le trappole, è «tutto subito», e che la fatica, il tempo, il lavoro di squadra sono tre beni necessari a migliorarsi. Gli obiettivi a lungo termine, che richiedono più pazienza e riguardano non solo me, ma anche la comunità in cui vivo, generano più felicità persino nell'attesa e nella frustrazione. Siamo esseri desideranti, e senza sogni e ostacoli diventiamo vuoti.
Uno dei miei sogni è che ci vadano sempre più adolescenti, a innamorarsi di Catullo e di Kant.
Uno dei miei sogni è che ci vadano sempre più adolescenti, a innamorarsi di Catullo e di Kant.
Risponde Raffaella Silvestri sul Foglio: Ogni volta che passo in via della Commenda 26 Milano, e cioè davanti alla mia vecchia scuola, il liceo ginnasio classico statale Giovanni Berchet, mi viene una strana sensazione di oppressione e pericolo. (...)
Che tipo di intellettuali saranno usciti da quella formazione che insegnava di essere intrinsecamente migliori degli altri, solo per il fatto di essere lì? Un assurdo elitismo, neanche fossimo a Eton, solo che noi eravamo lì non perché proprietari di titoli nobiliari ma perché magari qualche mamma aveva avuto velleità letterarie. Un mio compagno dal cognome importante voleva fare matematica all’università, avrebbe voluto fare lo scientifico, ma il padre glielo aveva impedito.
È notizia recente che 56 studenti hanno abbandonato il Berchet in sei mesi. Ma gli studenti hanno sempre abbandonato il Berchet, c’era anche una specie di rito medievale di public shaming per cui chi restava parlava della debolezza del fuggitivo, si complimentava della fortitudine di chi restava, e si pensava che là fuori chissà quale premio ci aspettasse.
È notizia recente che 56 studenti hanno abbandonato il Berchet in sei mesi. Ma gli studenti hanno sempre abbandonato il Berchet, c’era anche una specie di rito medievale di public shaming per cui chi restava parlava della debolezza del fuggitivo, si complimentava della fortitudine di chi restava, e si pensava che là fuori chissà quale premio ci aspettasse.
Mi sono trovata in entrambi i racconti.
Lo rifarei ? Sì (ma molte mie compagne no). Avrei voluto che mia figlia lo scegliesse? Sì.
È un problema che non lo abbia fatto? Ma assolutamente no!
Io trovo oggi come allora due errori enormi:
- farlo per scelta di qualcun altro.
- sentirsi migliori perchè si è fatta questa scelta. Non esiste un'élite del liceo classico, l'abbiamo creata noi, pensando che ci renda migliori sapere cose che non sa nessuno, ma che in realtà a nessuno interessano.
Sono dati oggettivi che riscontro anche oggi, c'è sempre un minimo di riverenza nei confronti di chi ha portato a termine la missione, io stessa ci gioco sopra un sacco, ma da lì a sentirsi migliori ne passa.
Io l'ho fatto, ma a dire che l'ho fatto bene, ce ne passa. Ho fatto il minimo indispensabile, con picchi alti in certi momenti e picchi disastrosamente bassi in altri. So di essere responsabile degli uni e degli altri. Non era colpa della scuola se preferivo stare fuori a passeggiare o se mi balenava l'idea di tornare a casa a dormire. Ed era merito mio se mi impegnavo quanto serviva e ottenevo dei buoni risultati. Delle volte ottenevo buoni risultati senza meritarlo, altre volte picchiavo il muso in modo pericoloso pur essendomi impegnata, esattamente come avrei fatto in qualsiasi altra scuola, perchè in quel momento la scuola era il mio ambiente, ma non il mio tutto.
So che con la concentrazione e la voglia di altri momenti della mia vita avrei fatto meglio, ma va bene così, sono PIENA di aneddoti e sarà molto difficile per mia figlia fregarmi perchè io ho fatto di tutto.
L'altra sera Viola stava studiando la KALOKAGATHIA e io le dicevo che mi faceva sempre un sacco ridere dire KAGATHOS (cagazos), che dovrebbe voler dire bello e buono, ma a me faceva pensare alla cacca.
Poi però mi ha chiesto come si pronuncia la parola "sophrosyne" e dal niente mi è uscito un discorso sull'autocontrollo e la riflessione. Poi le ho spiegato che non deve considerare quella Y una Y perchè in realtà in greco è una υ. E mi è piaciuto saperlo.
Quindi le mie conclusioni sono che si tratta di una scuola come le altre che deve seguire le passioni dei ragazzi. Non deve essere fatto per forza e non deve essere per forza il Vietnam.
No, sapere cosa sia l'aoristo fortissimo nella vita non è importante, ma imparare a ragionare sì.
Si impara anche altrove? Sono convinta di sì. Innamorarsi di Kant o Catullo non implica varcare la soglia di Via della Commenda 26, Via Beroldo 9 o di via della Colonna a Firenze, lo fai in molte altre scuole, ma devi essere predisposto a volerlo fare. Se preferisci fare esperimenti di chimica, imparare a cucinare o sperimentare 3 lingue diverse, non devi perdere tempo con Catullo, imparerai a ragionare e a vivere grazie a quello, perchè accarezzeranno la tua indole, molto più di altri argomenti.
2 commenti
Ciao Vale, mi sono appassionata mille al racconto sulla lavatrice, mezza parolaccia non l'hai pronunciata??? A ME PERSONALMENTE le scarpe non piacciono, ma proprio per niente e sono certa un ampio numero di persone le abbia scelte per la linguetta che grida MIU MIU, poi sbaglierò ma...mio pensiero. Non amo LV, amo solo esclusivamente UNA borsa che tu possiedi, la croissant, quindi figuriamoci con i disegnini...ma anche qui è gusto personale. Liceo classico NI, ma nemmeno SI o NO per partito preso ecco...
RispondiEliminaUn abbraccio, Serena
Ciao Vale, ti lascio il link del cardigan ma è sold out
RispondiEliminahttps://damsonmadder.com/products/ruthie-bonnet-stripe-cardi-blue-brown?srsltid=AfmBOop4ylqLHwZlJPQxiYrk6cpZGA8Yw-lV60M5jAJHWiFI2I1iIr09&variant=53279727026563
Mi dispiace per la lavatrice, io ho imparato la cosa dell'acqua nel filtro da tiktok XD
Per la collezione di Murakami costerà miliardi quindi mi limiterò a guardare, anche se mi sarebbe sempre piaciuto avere un pezzo della collezione con le ciliegie! Buon fine settimana!!
Chiara