2 dicembre
dicembre 02, 2025Può essere che lasciandoci credere che Carrie e Samantha siano ancora amiche ci abbiano private di una storia molto interessante?
Per tutti gli anni della serie abbiamo creduto che quell'amicizia fosse indissolubile e che nulla mai avrebbe potuto romperla. Carrie è stata giudicante e insopportabile più di una volta, ma Samantha le ha sempre teso la mano e c'è sempre stata per lei (sono di parte, ma quella puntata in cui Samantha si fa il peeling chimico ed è impresentabile e sofferente, ma Carrie prima la obbliga a presentarsi al suo evento e poi la manda via perchè fa paura, mi sta ancora qua!).
Quelle 4 amiche erano più di una famiglia ed erano il sostegno su cui fare affidamento nei momenti di difficoltà.
"Non conta chi ti ha spezzato il cuore o quanto ci vuole per guarire, non ce la farai mai senza le tue amiche."
Ecco, per quanto sacrosanta sia questa affermazione, contiene un'altra possibilità: e se a spezzarti il cuore fosse proprio una tua amica?
Non è forse un lutto peggiore che va elaborato come tale?
E forse è davvero un lutto, perché quando un’amicizia profonda si incrina non perdi solo una persona: perdi una presenza che riempiva un ruolo unico nella tua vita. È quella sensazione strana che senti quando, davanti a una notizia, un problema o una gioia improvvisa, ti viene spontaneo pensare: “Questa cosa la devo dire subito a....” E per un attimo la cerchi nella memoria, nelle abitudini, nelle vecchie conversazioni. Poi ti fermi, e ti chiedi se davvero ti manca lei, o se ti manca la versione di lei che abitava quel ruolo nel tuo cuore (ma su questo torno dopo).
Ho sentito una clip di Jay Shetty in cui dice: "real friends don't keep score, real friends keep showing up" e mi sono detta, quindi se mi sento frustrata se una persona non mi cerca o non si interessa a me mentre io lo faccio, STO TENENDO IL PUNTEGGIO?
Sono io la brutta persona perché recrimino e misuro il supporto che do in relazione a quello che ricevo?
Siamo tutti d'accordo che non è sano per nessuno registrare su un taccuino tutti i torti subiti dai tempi dell'asilo, ma credo che siamo ugualmente sulla stessa lunghezza d'onda se riteniamo un'amicizia un rapporto di affetto reciproco, spontaneo e incondizionato. Non ci deve essere contabilità rigida, ma nemmeno squilibrio, trascuratezza o disattenzione.
Quindi non è che l'errore sta nella prima parte della frase?? Perchè forse i REAL friends non ti mettono nella condizione di tenere i punti, perchè sanno quando una cosa ti fa piacere e non sentono il peso dell'obbligo, ma gratificazione nel compiere una cosa solo per te (e diconseguenza per sé).
Secondo me qualcosa si rompe nel momento esatto in cui mi viene da tenere traccia dei comportamenti reciproci e in secondo luogo quando non mi sento libera di farlo presente perché immagino che la risposta potrebbe essere una becera giustificazione.
Se poi aggiungiamo che la giustificazione potrebbe essere espressa con sciatteria e senza nemmeno badare ai miei sentimenti, allora i cocci sono in terra e non c'è modo di recuperarli.
Ho un'età per la quale qualche esperienza l'ho fatta e ho anche avuto diverse delusioni (e sicuramente tante ne ho inflitte) e mi sono interrogata su quali siano davvero le caratteristiche di una vera amica:
la lista è lunghissima, ma diciamo che posso riassumere tutto in 4 parole: presenza, condivisione, impegno e cura.
L'impegno non è solo qualcosa che si deve fare, ma è una scelta consapevole di dedicare le proprie energie e la propria integrità emotiva al "mantenimento in vita" del rapporto, trasformando la mera responsabilità in un atto di cura e dedizione profonda.
Qualsiasi cosa viva, se non te ne prendi cura, muore.
Se non innaffio le piante, inizio a vedere le foglie ingiallire, il terreno seccarsi e i fiori appassire. I segnali ci sono e io posso scegliere se impegnarmi e curarla oppure lasciarla andare e metterla nell'umido perchè mi chiede troppe energie.
Quindi per me non funziona quella roba del "ci sentiamo una volta all'anno ed è come se non fosse passato un minuto", perchè quello per me può essere un rapporto speciale, ma non è una vera amicizia. Io voglio sapere se stai bene, se sei in crisi, se hai preoccupazioni, ma voglio condividere anche le grandi soddisfazioni.
Se tutto questo non è vissuto in tempo reale, ma solo come il riassunto delle puntate precedenti che non ho visto per me non c'è amicizia.
Che poi mentre lo scrivo mi rendo conto che non è nemmeno proprio così, che con tantissime persone che reputo amiche non ho questo scambio, ma con quelle che fanno parte dl cerchio ristretto, quelle che sono famiglia, ecco con loro non posso pensare di stare mesi senza sentirci, mi sembrerebbe non naturale.
In questa "biologia delle relazioni" mi chiedo perchè la narrazione delle amicizie non preveda anche l'elaborazione della fine. In fondo un’amicizia può finire non perché “qualcuno è cattivo”, ma perché gli equilibri cambiano, le aspettative crescono, una delle due si sente trascurata, o non più vista e magari l'altra ha delle ragioni più che legittime per non riuscire a farlo.
Si può non essere alla "stessa pagina" del libro, ma se non siamo disposte ad accettare che forse stiamo proprio leggendo un altro libro, ci stiamo anche accanendo su qualcosa che non si può salvare.
È fisiologico cambiare e forse i rapporti che nascono nell'infanzia o nell'adolescenza non sempre riescono ad aggiornare i ruoli. Bisogna essere bravi a capire come funzionano di nuovo le cose, le nuove regole e i nuovi bisogni.
Avere un background comune è stupendo, ma solo se non ti intrappola in un'etichetta rigida : "tu sei quella che fa sempre così".
Michela Murgia ha detto: “Le amicizie pluridecennali sono un bene raro che va molto manutenuto, perché sono fatte dell'unica cosa che non si può ripetere: il tempo.
Sono quelle che custodiscono il ricordo della ragazza che eri, che conoscono la fatica che hai fatto per essere la donna che sei, che ricordano l'entusiasmo che avevi e quello che è rimasto, gli errori da cui ti sei salvata e quelli da cui ti hanno salvata loro. Non sono solo amici: sono testimoni e complici.
Nel tribunale ostile che a volte è la vita, guai a non averne…”.
Nel tribunale ostile che a volte è la vita, guai a non averne…”.
Sono d’accordo: è un pensiero romantico e potentissimo.
Ma a volte penso anche che sia giusto affrancarsi, allontanarsi un po’, cambiare aria, farsi vedere da occhi nuovi.
E se, tornando da quel giro, non ci si riconosce più, ci si può salutare con rispetto e andare avanti.
Ma se tornando, ci si ritrova, ci si vuole bene di nuovo, e soprattutto se alla domanda “se mi conoscessi oggi mi sceglieresti ancora?” la risposta è ancora sì, allora è la quadratura del cerchio, l’allineamento dei pianeti.
È la definizione stessa di sentirsi in grazia.
E se, tornando da quel giro, non ci si riconosce più, ci si può salutare con rispetto e andare avanti.
Ma se tornando, ci si ritrova, ci si vuole bene di nuovo, e soprattutto se alla domanda “se mi conoscessi oggi mi sceglieresti ancora?” la risposta è ancora sì, allora è la quadratura del cerchio, l’allineamento dei pianeti.
È la definizione stessa di sentirsi in grazia.




1 commenti
Ciao Vale, mi è capitato di recente di partecipare ad una cena della mia vecchia classe delle superiori e in seguito di invitare a cena alcuni dei miei ex compagni con cui ero legatissima al tempo della scuola. Mi ha fatto estremamente piacere ma ho anche realizzato, quanto le dinamiche non siano e non possano essere più le stesse e che forse oggi nelle nostre vite non c'è lo spazio che prima conservavamo l'uno per l'altro. Penso che sia normale e che come dici anche tu, se questa amicizie decennali ci sono è bellissimo ma non è la stessa cosa sentirsi una volta l'anno, rispetto a quando ci si sentiva tutte le sere. Un tema molto interessante e che sicuramente riguarda molti di noi. Bellissimo post, un abbraccio. Chiara
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