Valentina di 19 anni VS Valentina di oggi

ottobre 15, 2021


E rieccoci al venerdì.
Oggi è esattamente un mese che mia figlia ha iniziato le medie. Lei continua ad andare volentieri, io sono sempre più perplessa e mi chiedo: ma come cavolo fanno sti piccoli esseri umani a infilare nel cervello così tante informazioni tutti i giorni??
Qui si passa con scioltezza dalle parole bisdrucciole, al concetto di misura, al disegno degli inviluppi, all'ira di quel furioso di Achille, per giungere con non poca difficoltà agli elementi architettonici di una basilica paleocristiana!

OHHHH! Ma voi vi vedete, oggi, alla vostra età a dover studiare tutti i giorni e immagazzinare tutto questo?

Io no. Mettiamolo subito nella colonnina dei vantaggi dell'essere maturi: abbiamo già passato quella fase e ne siamo felicemente uscite con il privilegio di poter scegliere cosa imparare e cosa leggere (anche perché in un magico mondo perfetto tutte quelle nozioni le abbiamo già immagazzinate e le conserviamo gelosamente nella nostra cultura generale).

Preferisci avere un paio di rughe o ricominciare da capo a studiare insiemistica?
E' una domanda di non così facile risposta.

Ma torniamo a noi e lasciamo l'ineluttabilità del tempo che passa al suo scorrere: ho fatto il cambio di stagione.
Come ogni volta mi sento di venire qui e condividere con voi delle riflessioni.
Le prime sono le solite: quanto ho accumulato quest'anno? Ovviamente sempre troppo.
In quante cose che ho comprato mi riconosco ancora? Troppo poche.

Ma va beh, qui so di essere in ottima compagnia. Ne parlavo l'altro giorno con un'amica e ci dicevamo reciprocamente che quando abbiamo comprato alcuni capi dovevamo essere ubriache o completamente dissociate, perché diversamente non si spiegherebbe la loro presenza nel nostro guardaroba.

Anche questa volta ho eliminato qualcosa: un pantalone nero doppio (che comunque mi ha accompagnato per 10 anni, quindi la sua onorata carriera l'ha portata a termine), un pantalone un po' cargo (che rientra proprio nella categoria sopra: sono stata proprio io a comprarlo?), un jeans che avevo customizzato con un po' troppa ferocia e un paio di culotte di Cos con pence, sulla carta molto carine, ma di fatto le ho comprate in taglia 34 e quindi le pieghe delle pence si aprono in maniera impietosa sulla mia parte più debole.
Perché moltissime delle mie cose sono della taglia sbagliata? 
Secondo me fa tutto parte della percezione di sé errata e del fatto che spesso ho comprato una cosa anche solo per la soddisfazione di esserci entrata. (La gioia della taglia 38 è infingarda).
Onestamente avrei preferito avere molte delle cose che possiedo in una taglia in più, di fatto non sono cambiata quasi per nulla, ma probabilmente sto facendo pace con il fatto di non essere una skinny girl.

Questa volta sono stata meticolosa, ho proprio provato la maggior parte dei capi, chiedendomi con che cosa li avrei potuti indossare e quindi è stato più facile dire addio ad un po' di errori di valutazione.
(La gonna con le paillettes ha resistito anche questa volta).

Il lavoro è proseguito con le calze, i pigiami e l'intimo.
E ho concluso svuotando una vecchia shopper di Marc Jacobs nella quale avevo infilato bustine portatrucco, portaoggetti e cose dimenticate da Dio e dagli uomini. 
Mi sono ricordata che nell'armadio di Viola, in uno scaffale in alto, avevo una scatola in cui c'era tutta la collezione di queste trousse e cosine varie. 
Ho deciso di guardarci dentro e ho trovato una Valentina dimenticata.



Io per anni ho portato questa borsina di pezza.
Era la mia borsa a tracolla da tutti i giorni. Probabilmente l'ho acquistata in Sinigaglia o in qualche negozietto equo-solidale in Ticinese.
L'ho lavata, piegata, messa via e ovviamente dimenticata per almeno 20 anni.
Credo sia emblematico anche il fatto che io non l'abbia buttata via in uno dei decluttering pazzi che mi hanno accompagnato in questo decennio. 
Ho addirittura pensato che meritasse di farsi i 300 km fra Milano e Firenze. 
Forse avevo percepito il flusso di coscienza che avrebbe suscitato una mattina di ottobre.

Lo so, spesso racconto di quando ero giovane e indossavo cose peruviane (fredde d'inverno e infernali d'estate), ma io non mi ricordo di preciso quando sono cambiata. Non sarà successo in un giorno, ma vedete bene anche voi, che fra un pezzo di cotone grezzo e un pezzo da collezione ci passa un intero mondo.

Ricordo che nel 96 in Olanda avevo ancora quei pantaloni assurdi (Barbara non mostrerò la nostra foto),  nel 97 però credo di aver acquistato i primi tacchi (un paio di stivaletti a calza con la punta quadrata).
Nel 98 ho comprato un paio  stivaletti di Miu Miu fighissimi e poi da lì è stato un crescendo, un interesse via via sempre più sfacciato per la moda, la sua storia e per quello che rappresentava per me.

Può essere che distanziandomi dagli anni del liceo, io fossi alla ricerca di qualcosa che non fosse quell'uniforme?
Può essere che non frequentando più quelle persone, che mi vedevano solo in un modo (rendendomi difficile cambiare), io avessi trovato il coraggio di sperimentare qualcosa?
È forse vero che siamo naturalmente influenzati dalle 5 persone che frequentiamo di più e che quindi non essendo più quelle che si vestivano in quel modo, io abbia scelto qualcosa d'altro in cui identificarmi?

Non lo so, ma so che il mio cambiamento è stato davvero totale. Probabilmente la me di 19 anni non crederebbe mai che qualche anno dopo avrei fatto liste di attesa o intrattenuto carteggi con commesse e venditori di ogni boutique che avesse al suo interno il mio oggetto del desiderio.

Ne sarebbe delusa? Forse sì -quella Valentina là era piuttosto radicale-, mi attaccherebbe un pippone infinito sulla superficialità dell'apparire, sul fatto che la moda è frivola e sarebbe meglio intrattenersi con Kierkegaard che con Vogue, ma con più di 25 anni sul groppone avrei sicuramente molti argomenti da proporle per farle capire che le due cose non sono per forza in conflitto, che si può amare (incondizionatamente) Miuccia Prada, ma al contempo interessarsi di massimi sistemi, che la cultura e l'intelligenza passano sicuramente dai libri, ma non escludono la cura di sé e la ricerca di uno stile, che portare abiti usati e del mercato non è garanzia di superiorità intellettuale e che giudicare una persona perché ama i vestiti non vuol dire aver capito la vita.

Credo che siate fortunate a leggermi adesso e non nel 95, non ero la sagomaccia che sono ora e portavo degli orecchini a pugnale che non avevano nulla di rassicurante.




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2 commenti

  1. Con la tua considerazione finale hai proprio centrato il punto: tempo fa, scorrendo la bacheca di FB, mi è apparso il post di una conoscente con la foto di una libreria e una scritta del tipo "preferisco una libreria che una scarpiera".

    Ora, premesso che sarei stata curiosa di sapere quali tipologie di libri legge questa tizia - perché secondo me la media era Fabio Volo, ma sorvolo - mi dico: ma perché mai le due cose dovrebbero essere alternative? Non posso amare un bel paio di stivali e leggere Franzen? Bramare il 101801 di Max Mara (ma anche un cappotto di Benetton, eh) ed essere iscritta alla newsletter della Adelphi? Io nelle note dell'iphone ho salvate una wishlist di abbigliamento ed accessori ed una di libri, e le tengo in eguale considerazione. Ecchecavolo!

    ps la borsa non mi piace per via del colore cupo, ma se fosse di toni più accesi per l'estate con un vestitino bianco e sandali ancient greek sarebbe carina ;)

    Buon venerdì!
    ale

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  2. Buonasera Vale,

    a proposito della tua borsina, hai visto quella indossata recentemente da Carrie Bradshaw col completo indianeggiante durante le riprese di And just like that...? Appena l'ho vista mi è venuto in mente il tuo post :)

    Grazie mille per continuare a scrivere e i mille spunti e riflessioni che offri.

    Un saluto,

    Silvia

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